Disabilità, sport e inclusione – parte 2

Ho partecipato al convegno “Disabilità, sport e inclusione. Sfide e opportunità per uno sport inclusivo” organizzato dall’Istituto Bachelet di Copertino. È stata una magnifica esperienza che mi ha sicuramente arricchito e che, spero, possa aver arricchito anche i ragazzi partecipanti.

Ho voluto raccontare la mia storia, partendo dalla diagnosi della mia patologia rarissima, ripercorrendo la mia infanzia, la mia adolescenza e la mia vita adulta fino a questo momento. Mia madre ha scelto di non portarmi in un istituto ma di tenermi con sè e di accompagnarmi fino al raggiungimento dei miei sogni e obiettivi.

Tanti anni fa non tutte le palestre erano accessibili e non c’erano gli sport paralimpici. Sono stata spesso discriminata per la mia malattia, ho combattuto contro i pregiudizi, contro le difficoltà scolastiche, contro chiunque non credesse in me.

Il mio sogno era diventare una psicologa, ma non ci sono riuscita perché ai tempi non era presente l’Università a Lecce. Ho scelto allora di mettere la mia disabilità al servizio di chi potesse averne bisogno, di farla diventare uno strumento per aiutare gli altri. Così mi sono informata, ho studiato e oggi sono insegnante e assistente alla comunicazione per persone audiolese. Come mai? Servono solo le mani per comunicare, le gambe non servono.

Sono al 23esimo anno di attività sportiva, amo il tennis tavolo, pratico l’handbike e ho praticato la danza.

Nel tennis tavolo ho vinto diverse gare e sfiorato l’oro nazionale. Nella pratica dell’handbike ho vinto la mia prima maglia tricolore nel 2007, ho vinto 10 tappe su 10 nel 2011 del Giro d’Italia a Loreto, sono stata l’unica atleta donna Maglia Rosa del centro-sud. Ho vinto il primo oro internazionale qui in Italia dopo il 2011, poi ho partecipato alla maratona di Berlino.

Ho perso mia madre e il mio compagno e avevo deciso di fare un passo indietro, avevo perso lo stimolo di andare avanti. Eppure ho trovato la forza di andare avanti e di abbattere un altro pregiudizio. Sono riuscita a diventare una modella e una ballerina. Sono salita sul palco e sono riuscita a realizzare la danza in carrozzina.

Ma allora chi è Grazia? Una super donna? No! Io sono semplicemente una di voi, ho sognato e sogno ancora come voi. È importantissimo sognare sempre, mettersi sempre in gioco e a disposizione degli altri. Bisogna essere se stessi e crederci fino in fondo.

La tecnologia ci sta aiutando molto, ma vorrei fare un appello a metterla un po’ da parte per ritornare ad usare la testa, le mani, il cuore.

Concludo con questa frase di Nelson Mandela:

Io sono il padrone del mio destino, il capitano della mia anima.

Un abbraccio
Grazia

Qui sopra il video completo dell’intero convegno “Disabilità, sport e inclusione”

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